lunedì 18 luglio 2016

Da alcune settimane

Da alcune settimane ci capita di assistere ad incontri organizzati dal Pd bresciano sulla riforma costituzionale, o di leggerne i resoconti giornalistici, cogliendo dai relatori le solite espressioni, frasi semplicistiche o slogan: "passaggio storico", "salto di qualità", "momento atteso da tempo".

E ancora "ridurre lo iato che c’è tra istituzioni e corpo sociale": come?
Facendo un Senato di seconda categoria, quasi un dopolavoro per consiglieri regionali; togliendo l’elezione diretta dei senatori, in un momento in cui la disaffezione e la disistima verso i politici si esprimono perfino nelle elezioni amministrative?
Aumentando il numero di firme necessarie per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare con la promessa di discuterla a data certa, le cui modalità sono rimesse a un regolamento approvato da una camera di nominati, come di fatto prevede l’Italicum?
Si sente o si legge di "una risposta ai problemi reali che affliggono il nostro Paese": quali?
Per caso mafie, corruzione, debito pubblico, disoccupazione?
Macché, manipolando la Costituzione!

Una grossa preoccupazione: "Come reagiranno gli altri Paesi europei" se la riforma costituzionale non passasse?
Senz’altro, questi Paesi avrebbero preferito (a una riforma che oggi riduce le autonomie regionali da parte di eredi della forza politica che, dopo aver inseguito nel 2001 la Lega sul federalismo, oggi centralizza e vuole “estrarre” i senatori proprio dalle regioni, che ospitano la classe politica in assoluto più inquisita) che non dovessimo coprire con soldi pubblici, provenienti in gran parte da coloro che pagano davvero le tasse,  i deficit delle banche.
E anche che non fossimo il Paese europeo con più procedure pendenti per violazione del diritto Ue (e questo dopo aver sottoscritto ogni regola decisa a Bruxelles).

"Riforma quale necessità inderogabile" certamente per il governo e per Renzi, che si è appropriato della Costituzione bene di tutti per farne programma di governo, dopo essere diventato presidente del consiglio di un parlamento eletto con una legge incostituzionale e dopo aver “rasserenato” l’allora presidente del Consiglio Letta, le cui dimissioni Napolitano accettò senza che Letta fosse passato da un voto di sfiducia del Parlamento. Parlamento di nominati eletto con una legge incostituzionale, il Porcellum, il cui nome è un programma.

"Rischio di deriva con caratteri autoritari se vincesse il No".
Il No sostenuto da costituzionalisti e ex presidenti della Corte costituzionale, quelli cui la Costituzione affida il compito di verificare la compatibilità delle leggi alla Costituzione?
Il rischio di una deriva con caratteri autoritari si ha invece con un progetto di riforma costituzionale il cui vero scopo è quello di adeguare le istituzioni alla vera riforma renziana, l’Italicum, che doveva permetter al PD = Renzi di avere una maggioranza artificiale in Parlamento e che oggi si mette in discussione, non perché generosamente Renzi “si è detto disponibile” ma perché le elezioni amministrative gli hanno fatto capire che chi di Italicum ferisce di Italicum può perire = al ballottaggio rischio di vittoria M5S.
Le persone in carne e ossa che abbiamo incontrato nei numerosi banchetti per la raccolta di firme contro l’Italicum hanno parlato di pensioni basse, di difficoltà di lavoro, nel pagare il mutuo, nell’accedere alle cure mediche e tante, non voglio dire tutte, ma tante sono state le frasi tipo “sono tutti uguali, tanto fanno quello che vogliono, cosa vuoi che firmi, non hai visto che fine fanno i referendum come quello dell’acqua? a che serve? Ma perché non fanno le leggi che realizzano la Costituzione, invece di metterle addosso le mani?” ecc ecc”.

Governabilità, governabilità : ecco il mantra ripetuto.
Ma chi deve governare? E per fare che cosa?
Se è per far coincidere il governare con il comandare, per smontare lo Statuto dei lavoratori, per fare una riforma della scuola di tipo verticistico, se è per allearsi con Confindustria, Confcommercio e snobbare il sindacato dei lavoratori, cioè se è per avere riforme proprie d'un governo di centro-destra che tratta la Costituzione come una legge ordinaria soggetta a tira e molla e priva di una visione organica, beh allora votare No è un modo per riappropriarsi della sovranità.
E questo, anche in nome dell'art. 1 della Costituzione:
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione

che se è, come troppo spesso si sente dire, "la più bella del mondo", perché deve subire violenze d'ogni tipo?

Nessun commento:

Posta un commento