lunedì 25 luglio 2016

La Deforma Costituzionale

Il Governo aveva preannunziato il referendum confermativo sulla “deforma” costituzionale per i primi giorni di Ottobre.
Sembrava di avere fretta ad ottenere il consenso dei cittadini.
Dopo le poche esaltanti elezioni amministrative è iniziato un balletto, con relativa ridda di indicazioni sulle date della consultazione, che la farebbero slittare alla fine del prossimo mese di Ottobre, o addirittura a Novembre.
La fissazione sarebbe ulteriormente legata a varie proposte di modifica della legge elettorale, ancora non sperimentata nella sua applicazione concreta.
Chiediamo al Governo un po’ di serietà.
La consultazione dei cittadini, come atto di democrazia diretta, è una cosa seria.
Non si può tenerla in sospeso a seconda delle vicende di questo governo, che oggi teme i ballottaggi che Lui stesso ha previsto.
Gli elettori non sono burattini, da fare muovere con i fili della convenienza da parte di chi ha solo interesse a consolidare il proprio potere.
Viene abolita l’elettività diretta dal Senato.
Viene abolita l’elezione dei Consigli provinciali.
Viene ampliato il numero minimo di firme per proporre una legge di iniziativa popolare.
La maggioranza del Parlamento affidata ad una minoranza di elettori, con il premio di maggioranza e i ballottaggi.
Non si va verso uno Stato più efficiente.
Si va verso uno Stato che tiene sempre meno conto degli elettori e si affida sempre più a minoranze ben organizzate.
Tutto ciò, sin dall’antichità, si è sempre chiamato “OLIGARCHIA”, che è il contrario di “DEMOCRAZIA”.
 La cosiddetta “riforma” costituzionale appoggiata dal Governo dovrebbe rendere più efficiente lo Stato e le istituzioni.
Ma questo sarà il risultato:
1) La Camera non sarà più rappresentativa dell’elettorato, perché il premio di maggioranza altererà ogni criterio di rappresentanza.
2) Il Senato sarà composto da Consiglieri regionali e Sindaci che, svolto il loro lavoro principale, avranno ben poco tempo da dedicare al loro “secondo lavoro”.
3) I procedimenti per legiferare si moltiplicano e si complicano.
4) I cittadini avranno ancora meno possibilità di proporre leggi.
5) Passeranno velocemente, come oggi, solo le leggi proposte dal Governo; piacciano o non piacciano.

Ci sembra che la decantata maggiore efficienza democratica, si risolverà sempre più in un’attività di pochi, non eletti ma nominati.

lunedì 18 luglio 2016

Da alcune settimane

Da alcune settimane ci capita di assistere ad incontri organizzati dal Pd bresciano sulla riforma costituzionale, o di leggerne i resoconti giornalistici, cogliendo dai relatori le solite espressioni, frasi semplicistiche o slogan: "passaggio storico", "salto di qualità", "momento atteso da tempo".

E ancora "ridurre lo iato che c’è tra istituzioni e corpo sociale": come?
Facendo un Senato di seconda categoria, quasi un dopolavoro per consiglieri regionali; togliendo l’elezione diretta dei senatori, in un momento in cui la disaffezione e la disistima verso i politici si esprimono perfino nelle elezioni amministrative?
Aumentando il numero di firme necessarie per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare con la promessa di discuterla a data certa, le cui modalità sono rimesse a un regolamento approvato da una camera di nominati, come di fatto prevede l’Italicum?
Si sente o si legge di "una risposta ai problemi reali che affliggono il nostro Paese": quali?
Per caso mafie, corruzione, debito pubblico, disoccupazione?
Macché, manipolando la Costituzione!

Una grossa preoccupazione: "Come reagiranno gli altri Paesi europei" se la riforma costituzionale non passasse?
Senz’altro, questi Paesi avrebbero preferito (a una riforma che oggi riduce le autonomie regionali da parte di eredi della forza politica che, dopo aver inseguito nel 2001 la Lega sul federalismo, oggi centralizza e vuole “estrarre” i senatori proprio dalle regioni, che ospitano la classe politica in assoluto più inquisita) che non dovessimo coprire con soldi pubblici, provenienti in gran parte da coloro che pagano davvero le tasse,  i deficit delle banche.
E anche che non fossimo il Paese europeo con più procedure pendenti per violazione del diritto Ue (e questo dopo aver sottoscritto ogni regola decisa a Bruxelles).

"Riforma quale necessità inderogabile" certamente per il governo e per Renzi, che si è appropriato della Costituzione bene di tutti per farne programma di governo, dopo essere diventato presidente del consiglio di un parlamento eletto con una legge incostituzionale e dopo aver “rasserenato” l’allora presidente del Consiglio Letta, le cui dimissioni Napolitano accettò senza che Letta fosse passato da un voto di sfiducia del Parlamento. Parlamento di nominati eletto con una legge incostituzionale, il Porcellum, il cui nome è un programma.

"Rischio di deriva con caratteri autoritari se vincesse il No".
Il No sostenuto da costituzionalisti e ex presidenti della Corte costituzionale, quelli cui la Costituzione affida il compito di verificare la compatibilità delle leggi alla Costituzione?
Il rischio di una deriva con caratteri autoritari si ha invece con un progetto di riforma costituzionale il cui vero scopo è quello di adeguare le istituzioni alla vera riforma renziana, l’Italicum, che doveva permetter al PD = Renzi di avere una maggioranza artificiale in Parlamento e che oggi si mette in discussione, non perché generosamente Renzi “si è detto disponibile” ma perché le elezioni amministrative gli hanno fatto capire che chi di Italicum ferisce di Italicum può perire = al ballottaggio rischio di vittoria M5S.
Le persone in carne e ossa che abbiamo incontrato nei numerosi banchetti per la raccolta di firme contro l’Italicum hanno parlato di pensioni basse, di difficoltà di lavoro, nel pagare il mutuo, nell’accedere alle cure mediche e tante, non voglio dire tutte, ma tante sono state le frasi tipo “sono tutti uguali, tanto fanno quello che vogliono, cosa vuoi che firmi, non hai visto che fine fanno i referendum come quello dell’acqua? a che serve? Ma perché non fanno le leggi che realizzano la Costituzione, invece di metterle addosso le mani?” ecc ecc”.

Governabilità, governabilità : ecco il mantra ripetuto.
Ma chi deve governare? E per fare che cosa?
Se è per far coincidere il governare con il comandare, per smontare lo Statuto dei lavoratori, per fare una riforma della scuola di tipo verticistico, se è per allearsi con Confindustria, Confcommercio e snobbare il sindacato dei lavoratori, cioè se è per avere riforme proprie d'un governo di centro-destra che tratta la Costituzione come una legge ordinaria soggetta a tira e molla e priva di una visione organica, beh allora votare No è un modo per riappropriarsi della sovranità.
E questo, anche in nome dell'art. 1 della Costituzione:
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione

che se è, come troppo spesso si sente dire, "la più bella del mondo", perché deve subire violenze d'ogni tipo?

giovedì 14 luglio 2016

La "riforma" costituzionale del governo non fa risparmiare nulla e non abolisce niente

La “riforma” costituzionale del Governo non fa risparmiare nulla e non abolisce niente.
1) Il Senato non viene abolito, e costerà soltanto il 5% - 10% in meno del costo attuale.
2) Le Province sono abolite per la parte elettiva ma non per gli apparati, le burocrazie, le competenze, che restano invariate, così come le relative spese.
3) La Camera dei deputati rimane invariata nel numero, e nelle spese relative.
4) Le spese per il Governo, in compenso,  aumentano ogni anno.
Non è un vero taglio delle spese e degli organi inutili; ma solo un’operazione di facciata e di pura Propaganda.
Il nuovo Senato previsto dalla “riforma” costituzionale sottoposta a referendum nei prossimi mesi,  prevede che i senatori si riducano a 100, di cui 74 Consiglieri regionali, 21 Sindaci oltre quelli Trento e Bolzano,  5 Senatori nominati dal Presidente della Repubblica.

Così avremo:
1) Una camera non elettiva, contrariamente a quanto prevede la Costituzione stessa.
2) Un Senato che sarà un dopolavoro di Consiglieri regionali e Sindaci.
3) Un Senato con componenti che si formeranno in tempi diversi, e chiunque di composizione incerta e variabile.
4) Il Senato userà procedimento legislativo diverso da quello della Camera.
5)  Si formerà un piccolo partitino senatoriale del Presidente della Repubblica.
Nella più pasticciona  delle repubbliche delle banane non sarebbero riusciti a inventare un simile guazzabuglio.
La cosiddetta “ riforma” della Costituzione è stata voluta dal Governo,  che però non è stato in  grado di avere raggiunto il consenso in un Parlamento eletto con il già superato “ PORCELLUM” , dichiarato  incostituzionale.
Si tratta pertanto di un Parlamento di persone nominate dai partiti, ma  anche delegittimate, che avevano tutto l’interesse a nuovamente legittimarsi con una nuova “ legge truffa”.

Visto che non  ha ottenuto neppure in quel contesto ciò che voleva, il Governo tenta ora di fare confermare le proprie scelte agli elettori , confidando nel fatto che i cittadini .accettano supinamente  quelle scelte.

Sarà allora il caso che gli elettori dimostrano di ragionare con la loro testa e non secondo le pretese di un Governo che non è nato in  una situazione di sostanziale legittimazione.

lunedì 27 giugno 2016

Un nuovo Padrone

Se avrà l’investitura plebiscitaria che egli chiede ogni giorno, con una televisione pubblica ancora in mano ai partiti (di governo), e se, come è quasi certo, saranno convocate le elezioni politiche nella prossima primavera con la nuova legge elettorale Italicum” (si spera, di abrogare al più presto), il Presidente del Consiglio avrà un controllo completo del Parlamento.

Maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati (chi vince il primo turno col 40% o al ballottaggio successivo prende tutto) e un Senato di 100 persone nominate tra i politici regionali di secondo piano (dei quali una certa parte di sicura fede governativa). Così potrà proporre, con la corsia privilegiata che la modifica costituzionale assicura al Governo, progetti di legge a raffica.
Non ci sarà più spazio per le proposte dei partiti e della società civile, e l’Italia potrà confidare solo su questo novello “uomo della provvidenza”; nel bene e nel male.
  
Se vince il SI al prossimo referendum Costituzionale, avremo un nuovo padrone dell’Italia.
Tramontate le fortune (politiche, non economiche e finanziarie) di Berlusconi, avremo un nuovo leader, per la verità non molto dissimile dal precedente, che punta ad un plebiscito sulla sua  leadership.

Se vincerà, potrà vantare di avere un consenso diretto, senza neppure la mediazione del suo partito, il PD, in quanto il popolo (così si dirà) si sarà pronunciato per lui.
L’Italia diventerà così una democrazia plebiscitaria.
Ma questo film, pur senza squadracce e olio di ricino, non l’abbiamo già visto?

Visto che, con i meccanismi dell’Italicum (la nuova legge elettorale), il premier avrà la maggioranza assoluta in un Parlamento fatto in buona parte da “nominati“, come ad esempio tutti i senatori, potrà parlare anche lui di “aula sorda e grigia?”.

Due sono i fattori trainanti della proposta di riforma della Costituzione italiana, nata dalla Resistenza;
1) Ridurre i costi della politica con la riforma del Senato.
2) Accelerare i tempi delle decisioni.
Sul primo punto va chiarito che il Senato non è abolito, ma solo ridimensionato nei numeri e nei poteri.
Resta tutto l’apparato amministrativo e del personale. Si riducono solo i costi dei compensi dei senatori. Da 530 milioni a soli 480 milioni l’anno. Un bel risparmio vero? Ma non era più semplice abolire il Senato?

Il secondo punto riguarda i tempi della legiferazione, che non sempre corrispondono all’efficienza e alla buona tecnica legislativa.
Ricordiamo infatti che leggi fatte approvare con la forte spinta del Governo, in tempi non lontanissimi (Governo Berlusconi) quali quelle sulla droga, sulla procreazione assistita, sul cosiddetto Porcellum”, sono state fatte a pezzi dalla Corte Costituzionale.

A conferma che la fretta è cattiva consigliera e che “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi .

venerdì 17 giugno 2016

Un uomo solo al comando

Se, con la riforma della Costituzione e la nuova legge elettorale (che entra in vigore il primo luglio di quest’anno) un partito e il suo leader prendono la maggioranza in Parlamento, si instaura una intesa governo – parlamento che per cinque anni – durata della legislatura – imperverserà indisturbata.
Infatti nel Parlamento, ridotto di fatto alla sola Camera dei deputati, il partito di maggioranza relativo avrà la maggioranza assoluta e su ogni legge che proporrà il Governo non solo ci sarà un procedimento più facile e spedito, ma ci sarà sempre la maggioranza garantita.
Dunque, nel bene e nel male, avremo cinque anni di stabilità, ma anche cinque anni nel corso dei quali ogni dissenso, ogni idea diversa, saranno mortificati.
Vogliamo proprio questo?
Se pensate di no, votate no alla proposta di riforma costituzionale sottoposta a referendum.

Il Presidente degli Stati Uniti, se vuole fare passare una propria proposta di legge, deve venire a patti con il Parlamento.
Il Presidente della Francia deve fare lo stesso.
E siamo in repubbliche presidenziali.
Con la nuova legge elettorale italiana (Italicum) il Presidente del Consiglio e il Governo avranno a disposizione la maggioranza assoluta del Parlamento; avranno corsie preferenziali e potranno porre la fiducia al proprio partito per fare passare integralmente le proprie proposte.
Che contrappeso avrà il Governo da parte del Parlamento?
Così tutti i rappresentanti del Parlamento negli organi di garanzia (Corte Costituzionale, CSM, Alte Magistrature), ma anche nelle istituzioni pubbliche più delicate (RAI, Servizi di sicurezza) saranno sempre designati a senso unico  e a colpi di maggioranza.
Come si definisce uno stato dove non ci sono spazi per le opposizioni e le minoranze?

 Perché due gruppi politici di centro-destra come quello di Alfano (Nuovo centro destra) e quello di Verdini (ex Forza Italia) sostengono la riforma costituzionale appoggiata dal principale partito di Centro – Sinistra?
Il motivo è semplice; la riforma ricalca le orme di quella che aveva proposto il centro destra nel 2006 e la legge elettorale prossima entrare in vigore è peggio del “Porcellum”, voluto già dai leghisti e da Berlusconi.
Nel 2006 però la riforma proposta è stata sonoramente respinta dal popolo italiano.
Adesso Verdini e Alfano, che hanno trovato utili idioti che ripropongono quelle stesse cose, gongolano e si strizzano l’occhio con soddisfazione.

Il problema sarà di chi, come Berlusconi e Calderoli, quelle riforme volevano e oggi non vogliono più.

venerdì 27 maggio 2016

Italicum

Italicum ( Legge elettorale) =  Governo dei pochi
Immaginate un paese dove va a votare il 50% degli elettori (è già successo alle scorse elezioni europee).
Immaginate che il partito più votato prenda il 25% dei voti (i sondaggi per molti partiti danno percentuali simili).
A questo punto si va al ballottaggio con altra forza politica che ha preso poco più o meno in termini di voti, e questo partito prevale.
Significa che un partito che ha avuto il 12,5% dei suffragi degli elettori avrà il 54% dei deputati (più un pò di altri senatori) e potrà governare per 5 anni rappresentano però  una ristretta minoranza di elettori.

Chiunque governerà, avrà a propria disposizione il grimaldello per la cassaforte dei pieni poteri.
Infatti la nuova legge elettorale “Italicum” darà a chi vincerà le elezioni, anche di un soffio e pure con scarso risultato, un governo di maggioranza che gli farà dominare l’unica camera parlamentare importante rimasta.
Il Senato, che non viene abolito, avrà solo poche competenze, e nemmeno rilevanti, e non potrà certo bilanciare gli sconvolti equilibri parlamentari.
Così il partito che avrà il premio di maggioranza avrà anche il governo e ogni altro potere.
Non è una storia che abbiamo già visto?

Il Presidente dell’ANPI Carlo Smuraglia Docente universitario di diritto del lavoro e avvocato) è stato attaccato fino al dileggio da parte dei sostenitori della riforma costituzionale.
Gli danno del rimbambito e del conservatore.
E’ veramente indecente che coloro che sono nati e vissuti al riparo di una Costituzione aperta, democratica, antifascista rinfaccino di essere una cariatide da museo. a chi difende questa conquista (ottenuta col sangue di molti martiri) come patrimonio della nostra storia più recente.

Non si vergognano di poter oggi usare di quelle libertà che proprio le “ vecchie mummie conservatrici” hanno regalato loro?

sabato 21 maggio 2016

Ministra Boschi

Alla Ministra Boschi, che dice che noi al referendum sulla modifica costituzionale voteremo con i neonazisti di Casa Pound, rispondiamo:
1) Nel 2006 è stato proposto un simile referendum su una ipotesi di riforma della costituzione molto più blanda di quest’ultima, che viene proposta dalla stessa Ministra.
Casa Pound aveva votato a favore; noi e il partito della Boschi contro.
2) Oggi il partito della Ministra appoggerà questa riforma, che stravolge ancora più la legge fondamentale dello stato.
Forse che Casa Pound ha cambiato idea, mentre il PD oggi la pensa come pensava Casa Pound?
  
Ci sorge un dubbio atroce.
Forse solo oggi abbiamo capito perché molti si sono opposti alla riforma costituzionale proposta da Berlusconi, che voleva una costituzione con più poteri per il Governo?
Forse perchè tanti la pensavano troppo blanda, mentre oggi, sconvolgendo gli equilibri tra Governo e Parlamento, si farebbe finalmente sul serio?
Però costoro non hanno capito che le leggi, non sono buone o cattive perché le propongono o Renzi o Berlusconi.
Le leggi sono buone o cattive per quello che dicono.
Oggi l’attuale governo propone leggi che Berlusconi non si sognava nemmeno di proporre.
La democrazia non è un valore che dipende dall’uomo al comando. Mussolini ce l’ha insegnato.

Molti sono preoccupati perché il primo ministro ha detto (solo detto) che se al referendum confermativo della riforma costituzionale non prevarranno i si, lui andrà a casa.
Ammesso e non concesso che sia vero (ha sempre al proprio attivo una legge elettorale – l’Italicum – che è fatta su misura per lui) noi non siamo molto preoccupati se un abile chiacchierone dovrà mollare la sedia del governo. Ce ne faremo una ragione.
Altrimenti, se non vorrà farlo, preferiamo che continui a governare con la fiducia del Parlamento (Camera e Senato) e con qualche controllo in più sul di lui operato.

Se infatti dovesse governare con la riforma della Costituzione in vigore, dovremo temere che ci dica anche cosa mangiare la mattina a colazione.