E’ conservatore chi si oppone ad una legge elettorale che aumenta ancora
più di prima il premio di maggioranza; e mantiene il principio della nomina
dall'alto dei candidati; non favorisce più le coalizioni tra forze diverse, pur
della stessa tendenza; sancisce il principio che la corrente maggioritaria del
partito di maggioranza relativa (che può avere anche meno del 25% dei votanti)
potrà dominare il Parlamento, ridotto ad un organo di mero consenso al
Governo.
Riteniamo che conservatori siano coloro che tenteranno di introdurre uno
sbilanciamento tra Parlamento e Governo a favore di quest’ultimo, e che
vorrebbero modificare il principio elettorale di rappresentatività, che è
fondamentale per ogni democrazia.
La Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittima la scorsa legge
elettorale (quella chiamata “porcellum“) perché distorceva troppo la
rappresentatività; mortificava le scelte degli elettori e stabiliva una soglia
di sbarramento per i piccoli partiti troppo alta.
L’attuale legge conserva il principio dei nominati dalle segreterie di
partito e aumenta ancor più il premio di maggioranza.
Ma la cosa peggiore è che un Parlamento che è stato eletto con una legge
incostituzionale non solo oggi ha rifatto una legge elettorale quasi identica a
quella con cui sono stati eletti, se non peggiore, ma ha voluto una riforma
costituzionale che stravolge alcuni principi basilari dell’assetto
costituzionale, quale il rapporto tra Parlamento e Governo.
Sono conservatori coloro che si oppongono a questi colpi di mano e sono
“veri riformatori” coloro che essendo delegittimati, cambiano le leggi a
proprio favore e utilità?.
La cosiddetta “riforma costituzionale” è in realtà una controriforma che
tende ad assicurare e stabilizzare la situazione attuale di sfiducia dell’elettorato
nei partiti di potere, nel segno di una tra i tristi anni scorsi e il
futuro, invero assai incerto.
Le modifiche costituzionali proposte infatti risultano inadeguate a
superare gli abusi del recente passato ponendosi, in continuità con quelle logiche
regressive che vogliono rafforzare il Governo e svalutare la rappresentanza.
Non a caso oggi si governa (caso emblematico l’Emilia) con il voto di meno
della metà degli elettori e si dichiara di avere il 40% dei consensi con la
metà dei cittadini che non hanno votato. (Vedi elezioni europee).
Tutto ciò ha prodotto una situazione di crisi stagnante della fiducia degli
elettori nella politica.
Sono veri riformatori i responsabili di ciò?
Sono conservatori coloro che
vogliono superare tali cose rilanciando una maggiore rappresentatività
dei cittadini?
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