mercoledì 2 marzo 2016

Una riforma che emargina il parlamento

Una riforma conservatrice, che non fa altro che costituzionalizzare quanto avviene da anni, vale a dire il predominio dell’Esecutivo sul parlamento.
Da vent’anni assistiamo infatti alla marginalità assunta nelle Camere dal confronto politico, schiacciato dall’abuso della decretazione, dai maxiemendamenti, dall’uso continuo e strumentale della fiducia, dai tempi di discussione contingentati. Tutto sembra volersi ridurre a procedura, quasi che il nostro Parlamento non sia più rappresentativo di interessi reali.
Le statistiche ci dicono * che su 10 atti che diventano legge, 8 sono di iniziativa del Governo e solo 2 del Parlamento;  * che le leggi di iniziativa parlamentare necessitano del triplo del tempo rispetto ai provvedimenti di iniziativa governativa: 233 giorni contro 109 nella  attuale legislatura con i Governi Letta e Renzi non sia più
* che le iniziative del governo hanno una percentuale di successo molto più alta rispetto a quelle dei parlamentari: 32% vs. 0,87%.
* che lo spazio del parlamento nelle produzione legislativa è reso ancor più misero dal ricorso al voto di fiducia dal parte del Governo: con Letta nel 27% delle leggi, con Renzi nel 34%.
* che le leggi più importanti sono di iniziativa governativa – provvedimenti economici, riforme, modifiche costituzionali, politica estera; all’iniziativa parlamentare restano aspetti secondari e quasi di routine.
Con la riforma costituzionale aumenterà lo spostamento dell’asse istituzionale a favore dell’esecutivo. Spetterà infatti alla sola Camera dei deputati dare la fiducia al governo, ma si tratterà di una Camera priva di legittimazione popolare, perché eletta con una legge elettorale, il cui unico scopo è quello di assicurare comunque una maggioranza artificiale. Ballottaggio, premio di maggioranza alla singola lista, soglie d’accesso, voto bloccato su capilista consegnano la Camera nelle mani del leader vincente, anche con pochi voti, nella competizione elettorale, secondo il modello dell’uomo solo al comando.
Con il premio di maggioranza la competizione elettorale verrà totalmente sradicata dalle circoscrizioni elettorali locali e si svolgerà necessariamente come una competizione tra i leaders: la scelta reale avverrà tra i Renzi, i Grillo, i Berlusconi, i Salvini ecc
Il voto sarà un plebiscito per il capo, che si trascinerà dietro i parlamentari. In questo modo la legittimazione politica dei parlamentari, la loro capacità di essere interpreti dei loro elettori verrà ridotta a zero. La stessa loro carriera, la loro riconferma non sarà in base al giudizio che gli elettori daranno su di loro, ma dipenderà sul giudizio sul leader, per cui dal giorno dopo, in una Camera con maggioranza bulgara sempre e comunque, saranno in cerca dell’altro soggetto che garantisca loro la rielezione e saranno fedeli al leader finché quel leader sarà popolare.
A conferma di quanto è già avvenuto negli ultimi due anni e mezzo: 325 migrazioni tra Camera e Senato in poco più di due anni e mezzo, per un totale di 246 parlamentari coinvolti.

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