A tali
riforme va collegato direttamente il nuovo sistema elettorale, in quanto esso
ha precisi effetti sulla composizione di fondamentali organi costituzionali,
quali la camera dei deputati, la cui modifica assume un ruolo centrale con
questa riforma.
Si riatta
infatti di un sistema che tende ad attribuire ad un unico partito la vittoria
elettorale e il governo del paese. Viene infatti proposto un sistema che premia
un unico partito quando questo riesce a prevalere, anche solo relativamente,
addirittura non contemplando e abolendo le coalizioni. Tratto caratteristico di
questo sistema è il fatto che se non solo partito supera la soglia del 40% esso
avrà subito un premio di maggioranza che gli consentirà di avere la maggioranza
assoluta nel parlamento, ovvero il 54% dei seggi.
Se nessuna
lista raggiungerà il 40%, si svolgerà un ballottaggio tra le prime due liste,
che potrebbero avere ottenuto in prima battuta percentuali anche inferiori al
25%; quella che prevale si aggiudicherà comunque il premio di maggioranza come
sopra indicato, e potrà governare con percentuali di voto molto risicate e
quindi con una rappresentatività minima dell’elettorato. Se poi il numero dei
votanti, come sta accadendo ultimamente, diminuirà ulteriormente, allora avremo
veramente dei governi in balia alle minoranze elettorali che sapranno
organizzare il proprio voto.
C’è una
soglia di sbarramento al 3% per cui il partito che su base nazionale non
prenderà quella percentuale sarà del tutto escluso. I parlamentari saranno
nominati dai partiti, che presenteranno delle liste bloccate, con il capolista
automaticamente eletto se scatta il seggio.
Così
saranno sempre eletti gli uomini di fiducia del Segretario, che esprime anche
esso una parte sola del partito.
Nessun commento:
Posta un commento